Ici Vs Imu

Ici – imposta comunale immobili


L’imposta comunale sugli immobili, il cui acronimo è Ici, fu un’infelice idea del Governo amato nel 1992, essa dava ai comuni facoltà di stabilire un’aliquota fissa, che poteva cambiare ogni anno, variando dal 4×1000 al 7×1000.

Diciamo, infelice idea perché questa tassazione non è mai stata strutturata bene, il principio di base, in effetti, è corretto, se giustamente applicato, il problema principale è che non è mai stato applicato bene.<br />
Facciamo un esempio, chi per un motivo o un’altro possedeva più di una casa, doveva pagare la stessa aliquota sia per l’immobile abitato, sia per l’immobile disabitato, tutti sappiamo bene che una casa non abitata non produce spazzatura o inquinamento, non consuma nulla, eppure i comuni usufruivano del gettito proveniente anche dalle case vuote.
Ciò conduce ad un semplice ragionamento, perché pagare al comune una tassa per un servizio di cui non si usufruisce?



Sarebbe stato più giusto mettere l’imposta in proporzione alle unità abitative presenti nell’immobile e in base al reddito dei proprietari.

Non tutti possiedono più di una casa perché sono ricchi o benestanti, molti poveri lavoratori la ereditano dai genitori o parenti stretti, e non possono certo pagare tasse extra con uno stipendio da operaio.
Questo, però, è un problema che non ha mai interessato nessun governo.

Tantomeno il governo Berlusconi che nel 2008 abolì l’Ici sulla prima casa, avendolo promesso in campagna elettorale, e diede così via libera a varie forme di evasione fiscale, improvvisamente, figli, nipoti e consanguinei vari di ricchi possidenti si ritrovarono proprietari di una casa!

A pagare, però, sono stati sempre e solo i poveri, perché se da una parte fu eliminata l’Ici, dall’altra i comuni per recuperare denaro aumentarono la tassa della spazzatura, dell’acqua, misero imposte su tutto ciò che era tassabile, insomma fu un vero massacro della classe media.

Tutto questo non riuscì a controbilanciare l’economia dei comuni aumentando sempre più i debiti e le richieste economiche alle regioni che a loro volta si rivolgevano allo stato.

Adesso che il governo Monti vuole reintrodurre la tassa, pare debba scoppiare una rivoluzione popolare, il popolo ha ragione ma le radici dell’iniquità risalgono a tempi lontani, in cui fu complice anche la chiesa.

Dichiarata l’unità d’Italia, cacciati i Borboni, anche la chiesa venne allontanata dai vari stati, per ripicca essa non riconobbe pubblicamente l’Unità e vietò al popolo cattolico di prendere parte alla vita politica, il governo messo in difficoltà da tale comportamento scese a compromesso cedendo al clero l’esclusiva proprietà dei palazzi del Vaticano, del Laterano e di Castel Gandolfo oltre a benefici monetari pari alla cifra di circa 3,225.000 di lire annuali. Il Papa di allora, accetto gli immobili ma rifiutò il denaro. Era il 1871 ed era stata stipulata la legge delle Guarentigie.

Rifiutando i benefici economici, però, la Chiesa ancora non riconosceva l’unità d’Italia, solo nel 1929 con i Patti Lateranensi firmati dal Papa e da Mussolini la chiesa ottenne enormi benefici e permise al fascismo di attecchire in Italia, in cambio ebbe il riconoscimento della sovranità della Chiesa, l’indipendenza dello Stato Vaticano, immobili vari e una sostanziosa somma come risarcimento per i danni “subiti” dal 1871 in poi.

Infine nel 1983 il governo Craxi rinnovò l’accordo escludendo definitivamente tutte le numerose proprietà della chiesa da qualsiasi forma di tassazione per sempre.

Reintrodurre l’Ici allo stato attuale, con la crisi ai massimi storici e lo spread che ci perseguita, non è più un’infelice idea, è proprio pessima, e, con tutte le risorse a cui potere attingere il nuovo Governo, tecnico, Monti, dove va a parare?

Sull’imposta comunale immobile è la risposta!
Invece no, adesso si chiama IMU, imposta municipale unica che verrà applicata in base al valore catastale degli immobili, che come ben sappiamo negli ultimi venti anni è stato fermo, ma che, guada caso, ora si intende rivalutare attraverso gli estimi catastali.
E’ pertanto comprensibile la rabbia degli onesti cittadini, che lavorano per miseri stipendi che non hanno nessun valore d’acquisto e non permettono neppure di affrontare le normali esigenze giornaliere, figurarsi un’altra tassa.
I sindacati vari, come al solito, non trovano una linea comune, le parti politiche litigano fra loro, tanto per cambiare, e chi ha famiglia e la “fortuna” di uno stipendio più o meno certo non sa a chi chiedere aiuto in difesa dei propri diritti.
E fin qui, ancora si può discutere…
Ma i precari, i pensionati con entrate minime, le vedove, le giovani coppie che vorrebbero mettere su famiglia, chi ha il mutuo proprio per pagare la casa, gli extracomunitari, chi pensa a loro!
Questa purtroppo è una domanda destinata a restare senza risposta, chiunque affermi di avere a cuore la sorte del popolo, mente spudoratamente, sapendo di mentire, perseverando nella menzogna.
Siamo un popolo fiero e forte, abbiamo superato guerre, carestie e calamità naturali, ci siamo piegati ma mai spezzati, adesso l’incuria di coloro i quali ci hanno governato, per loro esclusivo interesse, ci ha messi in una situazione senza via di fuga, alla mercé delle banche e del resto d’Europa che si fa beffa di noi.

…E l’evasione continua…ma questa è un’altra storia.